Era ancora tempo di lezioni, purtroppo!
Tuttavia l’estate bussava pesantemente alle porte e lì, sulle assolate colline della California, bussava
ancora di più!
La sabbia del mare prepotentemente rilasciava il calore del sole e l’aria era tersa e carica che il solo
respirarla permetteva di tuffarsi già nel vivo delle emozioni che la stagione più bella suscita in tutti.
I ragazzi era tutti ammucchiati sul cortile della scuola, intenti com’erano ad approfittare di quel
caldo e di quella gioia, anziché di entrare nelle fredde aule.
Alberto era alto e snello, con i capelli neri e gli occhi fugaci, si chiamava così perché, sebbene nato
e cresciuto li, i suoi nonni erano italiani ed i suoi genitori non avevano voluto dargli altro che un
nome che suonava, come un nome italiano.
Le passioni che egli amava, cosi come pure il suo modo di essere loquace ed alla mano lo
rendevano amabile, come si può amare qualcuno che, al solo sguardo ti appare subito simpatico.
Tuttavia interiormente, egli bruciava.
Bruciava di confusione, di dubbi e di incertezze che, a volte, inevitabilmente trasparivano
all’esterno in tutti i suoi gesti, nei momenti di sconforto ma anche quando la gioia era troppa.
Troppo difficile per lui una decisione importante, troppo difficile una decisione semplice.
Solo alcune cose lo rendevano deciso e veramente tranquillo come, lo studio o il tipo di lavoro che
voleva fare, il resto niente!
Pure le emozioni erano così nebbiose in lui, al punto tale che, chi gli stava di fronte, non avrebbe
potuto mai immaginarle, perchè la sua fronte e le sue labbra si contraevano, nei momenti
importanti, nervosamente e rilasciavano sorrisi quando si sentiva minacciato e cupezza quando
l’amore gli veniva dichiarato.
Era così perchè, negli anni, aveva imparato a nasconderle, le emozioni, in modo da renderle
inaccessibili agli occhi indiscreti della gente.
Per il resto, era di animo buono e solidale, amante delle buone e sane abitudini, mai propenso a fare
nulla di tutto ciò che nel vivere civile fosse permesso.
Tutto il contrario di Luke, il suo migliore amico, che era molto adito alla bella vita, alle ragazze,
alle bravate.
Di spirito fugace e altezzoso, a volte, schivo quanto alle regole, ma deciso quanto agli obiettivi.
Luke, amava anch’egli fare del bene, in fondo, avendo profonda stima dell’amicizia e del valore che
essa rappresenta nella vita di un uomo. Tuttavia era poco incline a conformarsi, perchè era un
creativo e, per questo, tutto ciò che richiedeva uniformità gli stava ostile.
Adattava, a ben vedere, tutta la sua vita alle circostanze che gli si presentavano, non disdegnando
mai niente, nemmeno il dolore e permetteva a se stesso di rispettare una sola regola, il cambiare
strategia alla prima occasione utile, alla prima idea che gli balzava in testa alla prima situazione che
gli si sarebbe parata davanti.
Non era un tipo irrispettoso, era un tipo intransigente, sempre alla ricerca della sua fortuna, mai
sazio di nulla, mai troppo privo di niente ma mai ricco di tutto.
Si compiaceva molto nell’amicizia e negli affetti, però, era incolmabile, da sempre.
Appartenevano, i due ragazzi, a famiglie totalmente differenti, per cultura e per provenienza, ma
entrambi avevano grosse possibilità economiche il che, aveva permesso loro, di vivere
egregiamente e di frequentare le migliori scuole del Paese.
Erano amici da sempre e per sempre lo sarebbero stati.
Stava seduto appesantito dai pensieri che lo conducevano, per ora, in mille posti diversi, quanto ad
un tratto si senti battere sulla spalla.
– Che guardi? Chiese Luke spostandosi il ciuffo di capelli biodi dalla fronte.
– Niente! Pensavo al compito di matematica. Rispose
– Sempre a pensare alle stesse cose, se ho fatto bene questo…se ho fatto male quest’altro…puoi
qualche volta pensare al tuo migliore amico!? Replico Luke con tono canzonatorio.
– Si certo hai ragione! Dai dimmi, sono tutt’orecchie! Disse scansando la borsa con i piedi e
girandosi verso l’amico che lo guardava sornione.
– Stanotte ci sarà quella festa di cui ti ho parlato e credo proprio che dobbiamo andarci. Disse
nettamente Luke.
– Ah si?! Va bene, questa volta, concordo con te. Porterò con me Sabrine però perché da
troppo tempo non sto insieme a lei e voglio vederla. Ammise.
– Certo, puoi portare chi vuoi, anche la tua ragazza! Affermò ridendo di gusto Luke. Però
portala a casa prima dell’alba non vorrei si stancasse troppo.
I due ragazzi si salutarono e prontamente si diressero verso le proprie case, per prepararsi alla serata
che li stava aspettando.
Alberto era fidanzato con Sabrine da anni e con lei condivideva passioni e attività e nulla l’avrebbe
fatto più felice, un giorno, se non il mettere su famiglia con lei, una delle donne più carine che
aveva mai incontrato.
La sera arrivò presto e alla festa accorreva sempre più gente, fino a che, tutti furono costretti ad
uscire dal locale, la cui aria era irrespirabile.
Luke era proprio a suo agio.
Conosceva molta gente, si mischiava con tutti e chiacchierava briosamente del più e del meno
soprattutto con le ragazze alle quali rimaneva da sempre molto simpatico.
Alberto, invece, un po’ meno in agio era comunque molto contento perché si trovava assieme alla
sua ragazza e questa circostanza già gli bastava.
Musica proveniva da ogni dove e l’atmosfera era davvero delle più tranquille e rilassate degli ultimi
tempi quando, pure nelle circostanze migliori, nelle feste o a Natale si sentiva lo strano effetto che,
sulle vite dei due ragazzi, aveva provocato la triste notizia della morte avvenuta alcuni anni or sono,
del padre di Luke.
In realtà suo padre era scomparso nel senso che, misteriosamente, un giorno, non se n’erano più
avute notizie, da quando lui era bambino e se glielo chiedevi lui, Luke, non sapeva dirti nulla a
riguardo, anzi, cambiava discorso, non perché non volesse affrontarlo ma perché non ne sapesse
nulla e questo fatto per lui era inaccettabile.
Luke aveva sempre pensato, dal giorno della triste notizia, che un conto era il morire, un conto era
sparire e se morendo, è vero, si scompare, morendo appunto scomparendo era peggio.
Però poi aggiungeva ai suoi pensieri una triste verità per cui, a volte, purtroppo, la vita ti consegna
un pacco che non avresti voluto mai ricevere e ti suggerisce che di fronte a questo non puoi fare
nulla, se non immagazzinarlo, nei tuoi spazi reconditi, nella consapevolezza che, da quel giorno in
poi, quella stessa cosa si materializzerà più volte sotto forma di passato e di paura e poi questa
diventerà costante, ogni giorno, per sempre.
Ma adesso, non era il tempo di pensare a questo!
La festa proseguiva felicemente, e constava di più situazioni, tutte divertenti e variegate.
Anche Alberto si divertiva e ciò si poteva immaginare dal fatto che le espressioni del suo volto
erano uniche e non pluriformi, come quando veniva interrogato a scuola.