Sul molo del porto non si notava nessuno, era l’alba.
Il sole era ancora indeciso se uscire dalle nuvole affollate nel cielo o rimanere nascosto, nell’ombra
gratuitamente fornita.
Anch’esso, certe volte, deve essersi stancato di fornire tutta questa luce e questo calore e forse,
impertinente abbia deciso di mettersi a riposo.
Un ragazzo con indosso un lungo blazer avorio e pantaloni scuri di felpa, cappellino ed occhiali da
sole, compare sulla scena.
Cammina lento ma a passo deciso, poco si guarda intorno per non dare all’occhio e indaga spesso
sul polso l’orologio.
Poi scopare dal molo e si introduce in una via collaterale, sempre a passo lento e deciso.
Un portone nervosamente si apre, alla sua sinistra e lui, dopo essersi sincerato di non essere stato
visto, entra all’interno di un capannone buio e misterioso.
Poco dopo, arriva una ragazza, sempre col cappellino ed occhiali da sole.
Ella è vestita con un abito nero, a costine, semplice.
Il portone alla sua sinistra nervosamente si apre, senza emettere suoni ella entra e si richiude
velocemente dietro la sua schiena.
Otto mazzi di bigliettini, su un tavolo, sembrano carte da gioco, ma nessuno che stia li nelle
vicinanze, chi li ha sistemati così?
Il ragazzo si avvicina al tavolo e prende un bigliettino a caso, lo legge, senza togliersi gli occhiali
poi, senza darlo a vedere, prova a guardarsi intorno, nessuno, nulla.
La ragazza, dietro di lui, si avvicina al tavolo, più incerta del ragazzo ma senza darlo troppo a
vedere.
Alza una carta, la scruta silenziosa, poi la ripone al suo posto.
Resta una po’ di tempo pensierosa, barricando il suo sguardo incerto dietro gli occhiali da sole
cercando di reprimere ogni movimento o espressione che potesse rivelare la sua opinione.
Poco dopo, il ragazzo, corre all’esterno ed il portone si spalanca per lasciarlo uscire.
Non appena fuori, egli inizia a correre forte, fino alla fine del molo che aveva attraversato poco
prima.
Corre a perdifiato, senza pensare ad una metà, senza sapere dove andare.
Corre, corre corre, poi sale in una macchina e cerca di superare le leggi fisiche, per raggiungere un
posto sicuro.
Un posto, lontano.
La ragazza, rimane dentro al capannone.
Si muove verso il tavolo, alza di nuovo la carta che aveva alzato prima, poi alza il viso verso
l’oscurità che avvolgeva la stanza.
Un barlume di sorrise sembra comparirle sulle labbra.
Sembra, si badi bene.
Poi, di colpo si muove oltre il tavolo, oltre le ombre del capannone che di colpa l’avvolgono.
La sua figura snella ad un tratto scompare ma si sente, nella grande camera alta e vuota, un rumore
di porta, questa volta un’altra porta, non quella di entrata.
EPISODIO 15°