Era molto tardi ormai, ma la festa proseguiva ininterrottamente con la stessa verve di quando era
iniziata, perchè i ragazzi non accennavano stanchezza o noia.
Alberto era uscito fuori dalla villa, assieme a Sabrine, alla ricerca di un po’ di tranquillità e di stasi
dalle risa della gente e dalla musica assordante.
La sabbia del mare appariva difforme alla luce del cielo notturno ed il mare non parlava affatto, solo
emetteva brusiì.
-Sediamoci e restiamo abbracciati. Disse lei mentre cercava un posto comodo per sedersi;
– Va bene. Rispose.
– A cosa pensi? Le chiese.
– A Luke. Ammise. Trovo in lui delle stranezze. Troppe ultimamente!
– Di che genere. Replicò la ragazza.
– Di ogni genere? Per esempio da giorni non riesco a raggiungerlo telefonicamente e
quando il suo telefono squilla, lui non risponde. Se egli chiedo dove si trova lui non lo
dice mai e se lo rimprovero perchè non si fa mai trovare a casa, si arrabbia e va via!
Affermò con rabbia crescente Alberto.
– Forse ha solo bisogno della sua vita! Replicò Sabrine. Non è di facile conduzione la sua
vita e tra un po’ lo sarà ancora meno. L’enorme ricchezza che gli ha lasciato il padre è
per lui una salvezza e una schiavitù e lui è solo un ragazzo!
– Si forse hai ragione! Ma perché arrabbiarsi quando poi uno glielo chiede? Perchè poi
continua lui a dirmi che non lo penso quando, invece, è lui ad essere furtivo? Affermò
con rabbia Alberto.
– Lascia stare, non pensarci ora! Siamo insieme. E Sabrine l’abbracciò.
Rimasero nel silenzio profondo della spiaggia, a contemplare l’infinito punto di congiunzione del
cielo e del mare, per alcuni istanti.
Poi, squillò il telefono di Alberto.
Più e più volte.
-Dimmi. Proferì Alberto all’amico.
– Corri! Vieni dentro! C’è del sangue e lei non respira! Rispose Luke agitato.