La nostra società è un villaggio in perenne cambiamento. E anche noi lo siamo, ecco perché aspiriamo alla bellezza.
Non è un dipinto statico la società in cui viviamo, ma una quotidianità nel suo trascorrere, puntuale e continua. Tuttavia, non sempre ci concediamo al cambiamento e non sempre ci atteggiamo, scevri di paure, di fronte ad un cambiamento. Ma quanto bene ci farebbe il solo riflettere sulla necessità del cambiamento? Sul fatto che esso non accade per nulla ma per portare alla conquista di un nuovo stato di cose, di una sistemazione di una crescita del necessario andare delle cose viventi?
Quanto meglio si starebbe se si capisse che esso ci appartiene e noi apparteniamo al cambiamento? Sicuramente si. Esso è un elemento del tempo che ci serve proprio, fa parte di noi, non se ne può fare a meno perché è una condizione nostra naturale. Tutta la vita dell’individuo, a mio modo di vedere, gira intorno ai cambiamenti e alla capacità di accoglierli. Tutte le società si sono evolute grazie ai cambiamenti e tanto sono cresciute quanto hanno avuto la capacità di accogliere e sfruttare i cambiamenti.
Evolversi vuol dire proprio cambiare se ci pensiamo, cioè migrare da uno stato ad un altro ed evolversi significa, in fondo, andare avanti, progredire. Non a caso un sinonimo di evolversi è cambiare, ovverosia mutare. E allora perché siamo tanto spaventati? Perché il mutare ci spaventa? Noi siamo fatti per cambiare e il non conoscere quello che sarà dopo certamente non spiega il perché il cambiamento, di base, ci risulta ostile.
Infatti, dai tempi dei tempi, noi siamo sempre stati affascinati dall’ignoto. Abbiamo avuto sempre il desiderio, a volte impellente, di scoprire, di andare, di capire, di avere spiegazioni in merito all’inspiegabile. Non ci spiega, la paura del non conoscere, perché il cambiamento ci spaventa se non altro perché il non conoscere, non ci ha mai fermato. Abituarsi ai cambiamenti non è sinonimo di rassegnazione ma di intelligenza applicata. Abituarsi ai cambiamenti, è definire se stessi in congruenza alla propria natura. Infine, abituarsi ai cambiamenti è salute.
Cercare il cambiamento è agevolare quello che inevitabilmente diverrà. Se ci pensiamo, noi abbiamo sempre cercato il cambiamento, tutte le società cercano il cambiamento perché sentono che esso è inevitabile, tuttavia, allo stesso tempo, da esso fuggono. E il fuggire determina un disequilibrio, un contrasto tra quello che siamo e quello che saremo, quello che siamo chiamati ad essere. Questo contrasto comporta un malessere, per l’individuo e per la società che vive e contribuisce a costruire.
Allora diviene vitale l’imparare che il cambiamento è parte di noi e che saper cambiare significa saper leggere la nostra natura. Imparare a cambiare è il più grande traguardo da conquistare ma ancora di più imparare a non avere paura di cambiare significa vivere.