La pioggia aveva desistito alla fine e aveva pure deciso di lasciare al vento un po’ di tempo, quel
che era necessario, però, per sussurrare alle piante la sua esistenza.
Lo si vede poco, il vento, e lo si sente ancora meno, ma quando cresce diventa cattivo e mal tollera
che qualcuno si scordi di se!
Ora sulla strada bagnata, correva una macchina, le luci il solo punto di riferimento nella notte che
appena fuori dalla città era spoglia del luccichio artificiale.
Le bianche scogliere però non demordevano dal dimostrare al guidatore distratto la loro imponenza.
Luke aveva deciso di tornare a casa sua, non di scappare, almeno non subito e poi, come avrebbe
fatto? Il lavoro, i progetti erano tutti li….. e pure lei!
Gli scoppiava la testa, non riusciva ad immaginarsi da solo, altrove, non riusciva ad immaginarsi
niente, nemmeno il vuoto, nemmeno il buio in quel momento.
Eppure il buio lo vedeva, era tutto ciò che vedeva intorno a sé, non avrebbe dovuto immaginarselo!
Pensieri gli sfioravano la mente, ma si interrompevano, si mischiavano, si accavallavano con le
umane sensazioni di fame e di freddo, che provava tutte insieme.
La sua camicia era completamente bagnata e i pantaloni di lino erano troppo leggeri per impedirgli
di tremare.
I suoi capelli, biondi e sottili, erano completamente attaccati sulla fronte e i suoi occhi verdi, colmi
d’acqua, non avrebbero permesso ad un eventuale spettatore di scoprire se si trattava di lacrime
oppure di pioggia.
Si adagiò sul letto, stanco, ma in preda ad una necessaria ed indotta lucidità, che in parte era dovuta
ai nervi, in parte alle paura dello sbaglio.
La sua casa era molto grande, un enorme giardino pieno di palme la circondava e la sua camera da
letto, ovale, aveva una parete composta solo da vetri, da dove vedeva il cielo buio, ma a tratti
grigiastro, gonfiato dalle nubi residue, che minacciavano, forse, un altro temporale.
Quell’immagine lo accolse dentro di se, quasi a suggerigli un necessario ristoro dalla tristezza del
cuore e quasi a fornirgli il porto sicuro dalle sue paure.
Dormi per ore, giorni forse.
Poi la calma apparente del mondo dei sogni, si destò grazie all’impeto di uno squillo.
All’inizio era lontano, poi si faceva sempre più vicino, insistente, martellante.
Luke si svegliò, pensando immediatamente di essere tornato in quella realtà cruenta che non poteva
fargli che male, ma il suono imperioso e assillante non lo voleva lasciare. Era il suo telefono!
Alberto lo chiamava ripetutamente, ma lui, proprio lui era l’ultima persona che voleva sentire!
Preso da una lucidità pericolosa spense il cellulare e uscì di casa, cosi come era vestito, prendendo
con se solo il necessario.
Alberto, involontariamente, chiamandolo, gli aveva suggerito la cosa giusta da fare, scappare e
dimenticare.
Luke partì, alla ricerca di un luogo che già conosceva ma che doveva necessariamente riscoprire
con i nuovi occhi della persona che sarebbe dovuta diventare.
A questo punto della storia, che ancora storia non è, vi sarete già chiesti, chi sono questi personaggi
e che storia c’è tra loro.
Per questo è importante tornare all’inizio.